mercoledì 30 giugno 2010

S. Pietro T. & S. Roberto S.


Ieri ho, quasi di sfuggita, pubblicato su questo blog un "articolo". In realtà non si tratta affatto di un vero e proprio articolo, ma di una serie di foto che illustrano alcuni sport estremi e di un'altra che riproduce un quadro dove si vede un sacerdote amministrare l'unzione estrema a un moribondo. Il riferimento era piuttosto chiaro.

Non ho intenzione di parlare ulteriormente di Pietro Taricone. Se proprio qualcuno volesse sapere come la penso al riguardo, Senza Soste ha pubblicato un articolo che la dice tutta, ma proprio tutta. Naturalmente (e come dubitarne!) c'è di mezzo anche Casapound; non per niente il Grande Fratello si basa su una "casa", no?

Faccio solo una breve aggiunta. Dicendola estremamente alla maggiordomo Jeeves, questo è un ben strano paese, by Jove. È il paese dove tutti, generalmente, se ne fregano altamente degli operai edili che volano quotidianamente dalle impalcature (specialmente se immigrati), e che invece piange, si commuove e si dispera quando un imbecille che ha ogni cosa si spiaccica in un campo per giocherellare allo sport estremo. È il paese che idolatra il supermaschio ("L'òmo è òmo e la femmina è femmina!") e dove ogni giorno vengono ammazzate non so quante donne. È il paese dove un Pietro Taricone viene già definito l'eroe buono (che mai avrà fatto di eroico?), primo gradino per essere fatto santo; anzi, pardon, nominato santo. Fine dell'aggiunta, se non fosse per un piccolo fatterello occorsomi oggi.

Tornato dal mio turno notturno, prima di andare inutilmente a letto (proprio sopra casa mia c'è, pensate un po', un'impalcatura dove degli operai lavorano nel normale orario, ignari del fatto che là sotto c'è uno che di orari normali non ne ha), mi sono messo a scaricare la posta. Tra le mail, ce n'era una a firma di tale Valentino P., il quale doveva aver letto la cosa di ieri, quella degli sport estremi e dell'estrema unzione. Apriti cielo.

Valentino P. ha iniziato a fare il panegirico di Pietro TaRRicone (sic, con due "r"; ma forse si è confuso con il produttore della Birra Morena -si veda la foto in alto); poi è passato a dirmene di cotte e di crude e ad augurarmi la di me morte ed anche quella dei miei cari; sono seguite sei righe di VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA conchiuse da 32 punti esclamativi (contati); infine, la firma e un post scriptum che riporto integralmente:

"E ricordati, coglione, che anche il vostro Roberto Saviano ha parlato bene del suo amico PIETRO TARICONE [stavolta correttamente con una sola "r", ndr]. Hai capito, comunista di merda!?!?!"

Poiché, in fondo, a me di Pietro Taricone non me ne importava una beata sega da vivo (e non vedo quindi perché me ne debba importare da morto), ho trovato assai interessante questo post scriptum. Forse dovrei fare una premessa, ma è stata già fatta assai meglio di quanto la possa fare io. Rimando quindi, soprattutto, a diversi articoli di Alessandro Dal Lago, Mario Bascetta e Daniele Sepe pubblicati da Insorgenze: Il diritto di criticare l'icona Saviano, La libertà negata di criticare Saviano, Saviano l'idolo infranto, Pagliuzze, travi ed eroi, Attenti, Saviano è di destra, criticarlo serve alla sinistra.

In quel ben strano paese di cui sopra, esistono attualmente due dogmi. L'infallibilità del Papa e l'infallibilità di Roberto Saviano. Roberto Saviano si pronuncia su tutto. Muore Taricone? Hai le emorroidi? Ti si è sgonfiato il soufflé? L'ENEL ti ha spedito una bolletta di 300 euro? Cannavaro fa schifo al maiale? Ci pensa Roberto Saviano. Compare con la sua faccia scavata e non hai più scampo. È il nascosto più superpresente del mondo. Chiamarlo icona ha oramai un senso letterale, religioso. Il Papa ha l'Osservatore Romano e Saviano ha Repubblica. Oramai ci sono sinergie perfette, come quando -nei giorni scorsi- Saviano ha tessuto le lodi del cardinale Crescenzio Sepe. E voi, cara mia, caro mio, dovete stare zitti. Saviano è sotto tiro della Camorra e vive nascosto e superprotetto. Con questo si elimina ogni possibilità di critica, e chi lo fa è condannato all'immediato disprezzo oppure a vedersi arruolato tra i Berlusconiani. Roberto Saviano è diventato come lo stato di Israele: incriticabile per decreto e per diritto divino. Per questo sarebbe assai opportuno che tutti leggessero gli articoli che ho linkato.

Nel mio infimo piccolo, ne ho avuto la conferma con la mail del sig. Valentino P., che seguendo forse un "comune sentire" mi ha affibbiato Saviano collettivamente, come "vostro". Beh, se mi leggesse posso solo rispondergli che magari sono anche un comunista di merda (inutile fargli dei distinguo più o meno sottili), ma che Saviano non è affatto "mio". Tutt'altro. Lo lascio ai fruitori dei Grandi Fratelli e delle Repubbliche. Lo lascio più che volentieri a chi ha bisogno di eroi e di santi da mezzo soldo bucato.

martedì 29 giugno 2010

Consigli di sopravvivenza delle donne italiane alle donne straniere


Riprendo interamente da Femminismo a Sud (ma con alcune traduzioni un po' aggiornate; altre ne seguiranno). Va da sé che aderisco totalmente all'iniziativa. Le nuove traduzioni saranno inserite in questo post.

Dalla sinergia tra Femminismo a Sud, Bollettino di Guerra, Lady Losca, Asocial Network (ringraziamo entrambi moltissimo per il testo, il coordinamento dell'iniziativa e le traduzioni) nasce questo testo pensato per essere diffuso tra le donne straniere. Sul Bollettino di Guerra noterete come sempre di più sono le donne straniere che vengono ammazzate, mutilate, stuprate, sfruttate, massacrate da uomini italiani. Se stampa e governo vogliono farci credere che il "macho italiano" sia una categoria "sicura" ed "esportabile" a noi è invece chiaro che la violenza maschile non ha passaporto ne' confine. Sappiamo comunque che l'Italia è al primo posto in Europa per violenza maschile fuori e dentro casa. Bisogna avvertire quelle che arrivano qui immaginando di trovare maschi amorevoli che le renderanno felici per tutta la vita. Le cifre della violenza maschile perpetrata da uomini italiani su donne straniere dicono il contrario.

Prendete questi testi e affiggeteli, diffondeteli, fateli circolare. Ne trovate in più versioni: italiano, francese, inglese, spagnolo, portoghese, rumeno, ungherese. Sono in arrivo versioni in altre lingue. Se tra chi legge c'è qualcun@ che volesse dare disponibilità per traduzioni in lingue difficili (tedesco, arabo, cinese, giapponese, romanì, albanese, ucraino, polacco, lingue di paesi dell'est, etc) può scrivere a femminismoasud[AT]inventati[DOT]org e vi metteremo in contatto con chi coordina e porta splendidamente avanti l'iniziativa.

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Consigli di sopravvivenza: da parte delle donne italiane alle donne straniere

Ogni settimana, in Italia, moltissime donne vengono uccise. Lo leggiamo sui giornali, nelle rubriche di cronaca nera, che spesso giustificano l'assassino. Il vero nome di queste morti è femminicidio, le donne che vengono uccise, muoiono in quanto donne.

Se arrivate qui in Italia e vedete che questi uomini non hanno una donna, specie se hanno una età considerevole, chiedetevi come mai, prima di lanciarvi in una storia con qualcuno di loro. Non fatevi comprare perché pagherete con la vita qualunque "attenzione". Non fatevi abbindolare. Non fatevi sfruttare da gente che vuole la badante e la puttana in casa al prezzo di niente.

Siete donne fantastiche, intelligenti, spesso avete lauree che nei vostri paesi non avete potuto utilizzare, spesso siete arrivate qui per cercare un po' di fortuna. Evitate i machi italiani, evitate di farvi ammazzare.

Avete fatto tanti chilometri perché per la vostra vita pretendete di più e allora pretendete di più anche dagli uomini. Se siete etero e vi interessa avere una relazione cercatene uno che sia degno di voi. Dateci ascolto.

E se non ci credete guardate i dati europei che dicono che l'italia è al primo posto per quantità di violenze maschili e domestiche.

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(francese)

Conseils de survie des femmes italiennes aux femmes étrangères

Chaque semaine, un nombre considerable de femmes sont assassinées en Italie. On le lit sur les fait divers des journaux, où ce type d'assassinat reçoit souvent des justifications. La mort de ces femmes a un nom bien défini: féminicide. Les femmes qui sont assassinées meurent en tant que femmes.

Si vous arrivez en Italie et voyez que ces hommes n'ont pas une femme, spécialment s'ils sont âgés, demandez-vous d'abord pourquoi avant de vous lancer dans une relation avec quelqu'un d'eux. Ne vous laissez pas acheter, car vous payerez de votre vie leurs “attentions”. Ne vous laissez pas faire. Ne permettez pas que ces hommes profitent de vous, car tout ce qu'ils désirent, c'est avoir chez soi une auxiliaire de vie et une putain prête à les satisfaire au prix de rien.

Vous êtes des femmes merveilleuses et intelligentes, et vous avez souvent des diplômes universitaires que vous n'avez pas pu utiliser dans vos pays. Souvent, vous êtes là pour chercher un peu de bonne sort. Évitez les machos italiens, ne vous laissez pas tuer.

Vous avez fait tant de bornes parce que vous désirez davantage de votre vie, et alors il faut que vous désiriez davantage des hommes aussi. Si vous êtes hétérosexuelles et désirez avoir une relation avec un homme, cherchez-en un qui soit digne de vous. Suivez notre conseil.

Et si vous n'y croyez pas, regardez les statistiques européennes qui disent que l'Italie est à la première place pour nombre de violences masculines et doméstiques.

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(portoghese/brasiliano)

Conselhos de sobrevivência das mulheres italianas às mulheres estrangeiras

Cada semana, na Itália, muitíssimas mulheres são assassinadas. Lê-se isso nos diários, nos factos do dia, que justificam muitas vezes o assassínio. Todas estas mortes têm um nome verdadeiro: feminicídio. As mulheres que são assassinadas morrem em quanto mulheres.

Se chegarem aqui na Itália e verem que estos homens não têm uma mulher, principalmente se forem idosos, perguntem-se porque antes de começarem uma relação com algum deles. Não se deixem comprar porque vão pagar com a sua vida qualquer “atenção”. Não se deixem enganar. Não deixem que se aproveitem de vocês, são homens que querem uma cuidadora e uma puta em casa ao preço de nada.

Vocês são mulheres fantásticas, inteligentes, e muitas vezes têm licenciaturas que não puderam utilizar em seu país, ou chegastes aqui para procurar um pouco de fortuna. Evitem os machos italianos, evitem de se fazer matar.

Vocês fizeram tantos quilómetros porque querem mais da sua vida, então é preciso querer mais dos homens também. Se vocês forem heterosexuais e quiserem ter uma relação, procurem um homem que é digno de vocês. Acreditem em nós.

E se não acreditarem, olhem os dados europeus que dizem que a Itália está em primeira posição pela quantidade de violências machistas e domésticas.

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(rumeno)

Sfaturi de supravieţuire de la femeile italiene femeilor străine

În fiecare săptămână, în Italia, un număr remarcabil de femei sunt omorîte. O citim îm ziare, în cronica delictelor unde acest fel de asasinat este deseori justificat. Aceste morţi au un nume definit şi adevărat: feminicid. Femeile care sunt omorîte mor doar pentru că sunt femei.

Dacă veniţi aici în Italia şi vedeţi că oamenii aceştia n-au o femeie, mai ales dacă sunt bătrâni, întrebaţi-vă pentru ce, înainte de a începe o relaţie cu cineva dintre ei. Nu vă lasaţi cumpăra, pentru că veţi plăti cu viaţă orice “atenţie”. Nu vă lasaţi îmbrobodi. Nu vă lasaţi exploata de oameni care vor o femeie în casă şi o curvă la preţ de nimic.

Sunteţi femei fantastice şi inteligente, aveţi deseori licenţe universitare pe care nu le aţi putut utiliza în ţările voastre, şi deseori aţi venit aici ca să încercaţi puţin de noroc. Scăpaţi de masculii italieni, nu vă lasaţi omorî.

Aţi făcut atât de kilometri pentru că vreţi mai mult de viaţa voastră, şi atunci trebuie să vreţi mai mult şi de oameni. Dacă sunteţi heterosexuale şi vă interesează o relaţie cu un om, căutaţi unul care e demn de voi. Daţi-ne dreptate.

Şi dacă nu ne credeţi, consideraţi datele europene care spun că Italia este în primă poziţie pentru cantitatea violenţelor masculine şi domestice.

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(spagnolo)

Consejos de sobrevivencia de las mujeres italianas a las mujeres extranjeras

Cada semana, en Italia, muchísimas mujeres son asesinadas. Lo leemos en los periódicos, en la crónica policial que a menudo justifica el asesino. El verdadero nombre de estas muertes es feminicidio: las mujeres que son asesinadas, mueren en tanto que mujeres.

Si llegáis aquí a Italia, y véis que estos hombres no tienen una mujer, especialmente si son viejos, preguntaos la razón antes de tener una historia con ellos. No dejaos comprar, porque pagaréis con la vida misma cada "atención". No dejaos engañar. No dejaos explotar por hombres que quieren una asistente doméstica y una puta en su casa, al precio de nada.

Sois mujeres fantásticas, inteligentes, en algunos casos tenéis una licencia que en vuestros países no pudisteis utilizar, en otros casos llegasteis aquí para encontrar un poco de fortuna. Evitad los machos italianos, evitad de haceros matar.

Hicisteis muchos quilómetros porque de vuestra vida queréis mucho más, y entonces pretended mucho más de los italianos también! Si sois heterosexuales y estáis interesadas en construir una relacción, buscad a un hombre que sea digno de vosotras.

Y si no creéis que lo que decimos es verdad, mirad a los datos europeos que dicen que Italia está al primer puesto por cantidad de violencias machistas y domésticas.

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(inglese)

Survival Advices from Italian Women to Foreign Women

So many women are killed in Italy every week. We can read this on the crime news, that often are prone to justify this kind of murder. The real name of these deaths is: feminicide. Women are killed as they are women.

Should you come here to Italy, and see that these men don't have a woman -especially if they are old- first ask yourselves why before you start a relationship with some of them. Don't let them buy you, you could pay with your own life any sort of “kindness” by these men. Don't let yourselves be played. Don't let yourselves be exploited by men saying they need “home help”, they only want a low cost caretaker and a whore.

You are wonderful and intelligent women, and you often have university degrees you couldn't use in your countries. You often come here in search for good luck. Please keep out of Italian machos, they could put an end to your life.

You traveled so many miles because you want more from your life, so you should want more from men, too. If you are heterosexual and are interested in starting a relationship, you should look for a man who is worthy of you. Please listen to us.

And if you don't believe us, please consider the European data evidencing that Italy occupies the first rank as for machist violence and domestic abuse.

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(ungherese)

Túléléstanácsok az olasz nőktől az idegen nőknek

Bizonyos szamú nőket hetenként Olaszországban gyilkolnak meg. Ezt olvassuk az újságokban, a fekete krónikában, és túlgyakran a gyilkosságot többféle ürügyekkel igazolják . Ezeknek a haláloknak igaz neve van: nőgyilkosság. A nők, akiket meggyilkolnak, meghalnak azért, mert nők.

Ha Olaszországba érkeztek és látjátok, hogy ezeknek az embereknek nincs nője, különösen ha idős, magatoktól kérdjétek meg miért, mielőtt egy viszonyt folytattok valakivel közülük. Ne engedjétek, hogy vásárolnak, mert az élettel fizetni fogtok minden “figyelmességért”. Ne engedjétek, hogy kihasználnak emberek, akik egy házvezetőnőt és egy kurvát semmi árán akarnak.

Csodálatos, értelmes nők vagytok! Gyakran vannak doktori címeitek, amelyeket nem használhattatok ki a ti országaitokban, és gyakran ide érkeztetek, hogy egy kicsit szerencsét keressetek. Az olasz machókat kerüljetek el. Kerüljétek, hogy meggyilkolnak.

Olyan sok kilométert tettetek meg azért, mert többet követeltek meg az életetektől, akkor az emberektől is többet követeljetek meg. Ha ti heterosexuális vagytok és egy viszonyt valakivel folytatni akartok, egy hozzátok meltó embert keressetek. Hallgassatok reánk.

És ha nem akartok hinni nekünk, tekintsétek meg, hogy az europai statisztikáktól kitűnik, hogy Olaszország az első helyen van férfias és hazi erőszakért.

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(greco)

Συμβουλές επιβίωσης από τις Ιταλίδες γυναίκες στις ξένες γυναίκες

Κάθε βδομάδα, αρκετές γυναίκες δολοφονούνται στην Ιταλία. Αυτό το διαβάζουμε στις εφημερίδες και στα νέα, που δικαιολογούν συχνά αυτό το είδος δολοφονίας με διάφορες προφάσεις. Το αληθινό όνομα αυτών των θανάτων είναι· γυναικοκτονία. Οι γυναίκες δολοφονούνται γιατί είναι γυναίκες.

Αν έρθετε εδώ στην Ιταλία και δείτε, ότι οι άντρες αυτοί δεν έχουν μια γυναίκα, κι ειδικά αν είναι ηλικιωμένοι, αναρωτηθείτε γιατί πριν ριχτείτε σε μία ιστορία με κανέναν απ'αυτούς. Μην επιτρέψτε τους να σας αγοράσουν, γιατί θα πληρώσετε με τη ζωή καθε είδους “φιλοφρωνήσεις”. Να μην σας εξαπατήσουν. Μην επιτρέψτε τους να σας εκμεταλλεύονται, ό,τι θέλουν αυτοί είναι μόνο μία φροντίστρια και μία πουτάνα δωρεάν.

Υμείς είσαστε θαυμάσιες κι έξυπνες γυναίκες, συχνά έχετε πτυχία που δε μπορείτε να τα χρησιμοποιείτε στις χώρες σας, και συχνά ήρθατε εδώ από παντού για ν'αναζητείτε λίγο τύχη. Αποφύγετε τους Ιταλούς άντρες, θα μπόρεσαν να σας σκωτώσουν.

'Hρθατε από μακριά γιατί περιμένετε πιο πολύ από τη ζωή σας, και τότε πρέπει να περιμένετε πιο πολύ από τους άντρες επίσης. Αν είσαστε ετεροφυλόφιλες και θέλετε μία ιστορία με κάνέναν, αναζητείτε έναν άντρα που είναι ανταξιός σας. Προσέχετε μας.

Κι αν δε πιστεύετε μας, κοιτάξτε τις ευρωπαϊκές στατιστικές, από τις οποίες προκύπτει ότι η Ιταλία είναι σε πρώτη θέση για φαλλοκρατικές και οικογενειακές βιαιότητες.



'Sti divi...


Arrampicata estrema.


Ultramaratona estrema.


Sci estremo.


Paracadutismo estremo.


Unzione estrema.

domenica 27 giugno 2010

La disfatta dei CT fascisti e gli stadi del Ghana


Ho vistosamente e ostentatamente snobbato 'sti mondiali di pallone. Però un piccolo post lo devo proprio fare, con malcelata contentezza; e lo scrivo dopo che la tanto idolatrata Inghilterra guidata da una specie di führer italiano, Fabio Capello, è stata presa giustappunto a pallonate dalla Germania. Quattro a uno & go home, a far compagnia al suo compagno di merende Lippi. Di quei due mi sta immensamente più simpatico il tanto vituperato Domenech. Perlomeno quest'ultimo è un tipo decisamente originale, non un cupo, protervo, prepotente ducetto che propone un calcio superato e noioso.

Arcicontento, strafelice per la disfatta totale dei cittì fascisti. Si spera almeno che sia la fine di alcuni stupidissimi miti. Il “gruppo” dove viene imposta la volontà ferrea del capo, con “regole di comportamento” tanto cretine quanto sono fumo negli occhi. Il calcio più bello che io mi ricordi l'ho visto giocare dall'Olanda di Johann Cruijff, una squadra dove pressoché vigeva l'anarchia, e che non ha vinto niente nel '74 e nel '78 perché in entrambi i casi dovevano vincere le squadre di casa (Germania e soprattutto Argentina, quando dopo il colpo di stato el fútbol se lo comió todo, come canta León Gieco nella sua indimenticabile canzone La Memoria).


Questi due, Lippi e Capello, sono accomunati invece, oltre che dal fatto di essere entrambi italiani (e penso che non sia un caso), dalla stessa immensa boria, dall'essere sergenti di ferro, e dall'aver clamorosamente fallito ogni cosa con quelle due loro facce di merda. E la spiegazione è semplicissima.

Nulla è un caso. Ad esempio, in Italia vige attualmente l'ammirazione di regime per il calcio inglese. Tutto è bello in Inghilterra: squadre, stadi belli “per le famigliuole”, sconfitta degli hooligans, successi eccetera. Oh yes. Peccato però che, al pari di quello italiano, il calcio inglese non esiste. È venuto a cessare. Ci sono due o tre Paperoni, in entrambi i paesi (ma quelli in Inghilterra sono generalmente ultramafiosi russi), che fanno tutto quel che vogliono e che hanno distrutto ogni cosa. Le loro squadre non sono “inglesi” o “italiane”: sono una specie di multinazionali che i padroni si possono permettere (lo stesso, va da sé, vale per la Spagna: ma la sua nazionale, almeno, gioca un bel calcio e in quel paese non sono stati così dissennati da disarmare tutto un movimento come invece è avvenuto in Italia e in Inghilterra). Multinazionali, peraltro, cui viene permesso di accumulare debiti stratosferici. Il calcio italiano e quello inglese sono oramai irrimediabilmente inquinati, finiti, morti.

Ovviamente tutto questo dev'essere coperto, quando si va al dunque dei mondiali. Fabio Capello è una nullità, al pari di Lippi. Ai mondiali bisogna portare giocatori inglesi e italiani, non il fritto misto di campionissimi strapagati che formano i club “di élite” dei rispettivi paesi. L'Inter non è una squadra italiana. Il Manchester United o il Chelsea non sono squadre inglesi. Le squadre inglesi e italiane non multinazionali (o almeno in minor grado) sono generalmente formate da giocatori mediocri. Poche squadre hanno letteralmente distrutto il calcio, in nome della finanza e delle televisioni. Giusto che, almeno ai mondiali, i paesi che hanno permesso tutto questo ne paghino il fio, e amarissimamente.

Un cazzotto enorme, l'eliminazione della banda di raccattati del fascista idiota viareggino (idiota e gobbo, vale a dire sinonimi perfetti). Cazzotto altrettanto enorme l'eliminazione dei palloni gonfiati del nazista friulano e delle sue “regole ferree” che non valgono nulla se a calcio non si sa giocare. Cazzotti per entrambi i paesi, e cazzotti incrociati. Cazzotti per il nostro calcio. Cazzotti per chi, quando deve fare il solito e stantio paragone, ricorre sempre all'Inghilterra. Se li friggono in padella, ora, i loro stadi-marketing. Possono andare a ritirare i loro miliardi assieme alle veline e alle “wags”. Fuori dai coglioni assieme al loro niente, alla loro distruzione, alla loro prosopopea. I pugni di ferro li hanno presi sul muso.

Sto semplicemente pensando a che stadi devono esserci in Ghana. Quando si sa giocare a pallone, è tutto. È la sola cosa che conta. Poi, nei “ritiri” si faccia quel che si vuole. Nell'albergo che ospitava gli olandesi nel 1974 ne succedevano di tutte; poi, però, la squadra andava in campo ed era poesia. Questi qui, questi nazistelli da strapazzo, non lo hanno capito: e allora a casina assieme alle loro bande di vomiti pedatori e ai loro soldi.



sabato 26 giugno 2010

Libertà per Giladdo Scialitto!


Mi è giunta da Gersolè (*) una notizia che ha davvero del clamoroso.

Il sindaco di Gersolè, buon amico del popolo di questo paese e in prima fila per il diritto all'esistenza dello stato di Italia, ha deciso un paio di sere fa di far oscurare il Muro Occidentale, sacro rimasuglio dello storico Tempio, in segno di solidarietà per la liberazione del soldato italiano Giladdo Scialitto, prigioniero da quattro anni dei terroristi di Hammassateòh, l'organizzazione integralista al potere nella striscia di Torvajanica e che gode di molto seguito anche nel resto della Palestrina occupata.

Per l'occasione, il padre del soldato Scialitto è volato in Israele per assistere personalmente all'oscuramento del Muro Occidentale, un'iniziativa che mai era stata presa prima. Il sindaco di Gersolè, Yohan Allemanstein, ha dichiarato che Israele è “costantemente a fianco dello stato di Italia nella lotta per la sua esistenza e contro il terrorismo integralista di Hammassateòh”.

Ricordiamo a tale riguardo che la striscia di Torvajanica, separata dal resto dei territori in mano all'Autorità Palestrinese (comprendente Zagarolo, Gallicano nel Lazio ed altri centri, ed attraversata dal muro di persuasione che protegge la vitale bretella Fiano-San Cesareo della Autostrada A1) è tenuta sotto costante assedio, e che lo scorso anno è stata sottoposta da parte dello stato di Italia ad una pesante invasione tra i cui scopi rientrava anche la liberazione del soldato Scialitto. Nella striscia di Torvajanica, fatta oggetto anche del lancio di bombe a grappolo, si sono avuti oltre mille morti, senza peraltro che il soldato italiano sia stato ritrovato.

Durante la serata nel pacifico e democratico stato di Israele si sono però avuti alcuni scontri con sostenitori della causa Palestrinese, che hanno acceso un migliaio di lumini sulla cosiddetta Spianata della Trinità dei Monti proprio per ricordare che simili iniziative vengono prese per un soldato di uno stato invasore, mentre le centinaia di uomini, donne e bambini innocenti vittime dell'invasione italiana non riscuotono altrettanta solidarietà da parte delle istituzioni israeliane.

Per quel che ci riguarda, ci auguriamo ovviamente che al soldato italiano Giladdo Scialitto non venga torto un capello, al contrario di ciò che usualmente fanno i suoi commilitoni nei confronti della popolazione Palestrinese. Nei giorni scorsi, una spedizione umanitaria turca organizzata nelle acque del Mar Tirreno con il nome di Frottija da'a Libbertà è stata pesantemente attaccata dall'esercito italiano (il celebre Zahàllo) provocando una decina di morti tra i pacifisti a bordo di un natante. Nell'occasione, il diffuso quotidiano israeliano Ha'Itòn (che in lingua ebraica significa semplicemente Il Giornale) ha pubblicato un controverso articolo a firma del direttore Viktor Feltrowitz, intitolato: L'Italia ha fatto bene a sparare.

Alcuni si sono chiesti come uno stato democratico come Israele possa organizzare oscuramenti del genere per un singolo soldato italiano prigioniero, quando nelle carceri di quel paese sono rinchiuse centinaia di Palestrinesi. Sarebbe, fatte le debite proporzioni, come se l'Italia e il sindaco di Roma facessero oscurare il Colosseo per richiedere la liberazione di un qualsiasi prigioniero israeliano.


(*) Antica denominazione toscana di Gerusalemme. Ne fa fede, ad esempio, il villaggio di San Gersolè, presso l'Impruneta: vi sorge fin dall'XI secolo una chiesa dedicata alla “Santa Gerusalemme”. Nella foto in alto: Il soldato italiano Giladdo Scialitto nella foto ripresa da Facebook.

venerdì 25 giugno 2010

Eroi


Siccome ieri a Firenze era la festa del santo patrono, mi è toccato andare a fare la spesa altrove. Mal di poco; verso le sei me ne sono andato alla Coop di Casellina, comune di Scandicci, cinque minuti in macchina da casa mia con vista sulla galera di Sollicciano.

Appena fuori dall'ingresso del piccolo supermercato, un ragazzo africano che vendeva la sua roba. Aveva, ebbene sì, anche un paio di vuvuzelas coi colori dell'Italia; ma non le comprava nessuno. Non riesco a capire il perché; mi son detto, però, che sulle trombette sudafricane ci starebbe male la “croce celtica”. Sì, dev'essere sicuramente questo il motivo per cui nessuno comprava le vuvuzelas al ragazzo. Poi sono entrato a fare la mia spesa.

Nel primo corridoio mi sono trovato di fronte a delle cose molto curiose. C'erano le bottiglie delle bibite: la Coca Cola, la Pepsi, la Fanta...e tutta una sequela di cannavari, di gattusi, di buffoni e di iaquinti che mi guardavano dalle etichette, coi loro composti e maschi sorrisi da eroi. Ho chiesto loro, con cortesia ma fermamente, che diavolo avevano da sorridere; poi mi sono detto, però, che di motivi per sorridere ne devono avere un sacco e una sporta.

Però continuavano inesorabilmente a guardarmi, e allora mi sono un po' rotto i coglioni; ho cominciato a rigirare le bottiglie, a mischiarle, a mettere le Fante gattusate al posto delle Pepsi cannavarate. Poi ho comprato tre bottiglie di birra Budejovicky Budvar, che la fanno a Ceské Budejovice, in Boemia. Un tempo la facevano in Cecoslovacchia, che poi si è divisa in due: la Repubblica Ceca e la Slovacchia. Ho percepio una certa agitazione tra le bottiglie di Coca Cola, ma non capivo.

Ho comprato la mia roba, spendendo in tutto ventisette euro. Fuori, finalmente, un pomeriggio radioso d'estate. A poche centinaia di metri, la galera. Non so come dirlo esattamente, ma quando c'è una galera nelle vicinanze mi viene sempre da pensarci, come spandesse ovunque la sua ombra di morte. Mi è venuto di fare un "Forza Ghana" al ragazzo africano, che mi ha detto però che, a lui, del Ghana non gliene frega niente e che fa il tifo per l'Argentina.

Nel frattempo, mentre a Firenze era la festa del santo patrono e si preparavano i fochi che no, stavolta non sarei andato a vedere, un po' più giù si celebrava la festa del Santo Padrone, con i suoi accordi, con le sue Pande, con i suoi servi. Ancora più giù, davanti a una fabbrica siciliana, degli operai manifestavano proprio in concomitanza con la partita di pallone.

Mi sarebbe piaciuto poter dire che il pallone non era riuscito a addormentare tutti quanti, nonostante qualche faccia di merda stampata su delle bottiglie di bibite; in realtà, in giro c'era un'atmosfera sonnacchiosamente triste, e quella tristezza palpabile non era dovuta né alle Pande, né agli accordi del sor padrone, né a nient'altro del genere. Con la mia aria svagata me ne sono andato con le borse della spesa, rimuginando chissà cosa. Il sole continuava a splendere, la galera continuava a rinchiudere e i cannavari, fra quattro anni, saranno sostituiti da altri eroi gassati.


domenica 20 giugno 2010

Metaphysica

L'Osservatore Romano è una di quelle cose che si sentono sempre nominare senza averle mai viste. Nella sua specifica categoria, è del tutto omologo a giornali come Il Popolo (ex quotidiano della Democrazia Cristiana) o L'Umanità (ex organo del PSDI): qualcuno ha mai visto nessuno, a un'edicola, chiederne una copia? Per favore, mi dà la Settimana Enigmistica, Intimità, Tuttosport e l'Osservatore Romano? Eppure, dicono, viene stampato. È, anzi, il quotidiano ufficiale della Santa Sede (abbreviazione: SS). Ha edizioni in varie lingue: ad esempio, la sua esatta traduzione in tedesco (quantomai attuale in questo frangente) sarebbe Römischer Beobachter:


Nonostante tutto questo, essendo -come detto- il quotidiano ufficiale della Santa Sede, il Römischer Beobachter ha pur sempre i suoi fedeli e attenti lettori. Li ha, generalmente, nelle alte sfere politiche di questo paese terribilmente laico e indipendente dalla Chiesa Cattolica, e nelle redazioni di altri giornali che ne riportano sovente gli articoli. Quest'ultimo fatto deve essere sottolineato a dovere: senza il rilancio effettuato da tali altri giornali, ben difficilmente il volgo potrebbe essere a conoscenza di ciò che viene scritto sul diffusissimo e multilingue quotidiano della Chiesa Cattolica. Non lo si vede nemmeno nelle parrocchie. Il parroco, per la sua informazione, legge -a seconda dei suoi orientamenti- la Repubblica, il Corriere della Sera, il Giornale, il quotidiano locale; quando stavo a Livorno, il parroco di S.Giuseppe in piazza 2 Giugno non si faceva mai mancare una copia del Manifesto (NB: quartiere dove, quando ci stavo io, Rifondazione Comunista arrivò al 39% dei voti). Tutto tranne l'Osservatore. Senza che gli altri giornali ne riportassero gli illuminatissimi articoli, osserverebbe una bella sega.

Però, diamine, quando osserva, osserva. Fa delle osservate che levano il pelo. Prendiamo ad esempio questi giorni. Un par di ventiquattrore fa è scomparso uno dei massimi scrittori contemporanei, il portoghese José Saramago; il quale aveva però l'imperdonabile difetto di essere fieramente ateo, comunista, rivoluzionario, graniticamente avverso ad ogni sorta di puttanata soprannaturale. Ebbene, la cristiana vendetta del Römischer Beobachter non si è fatta attendere, a cadavere ancora caldo:

Josè Saramago "è stato un uomo e un intellettuale di nessuna ammissione metafisica, fino all'ultimo inchiodato in una sua pervicace fiducia nel materialismo storico, alias marxismo"; il resto dell'articolo rilanciato lo si può leggere qui, non senza riportare la condanna finale e definitiva pronunciata dall'Inquisitore Osservatore Romano: "Irriverenza a parte, la sterilità logica, prima che teologica, di tali assunti narrativi, non produce - conclude l'articolo - la perseguita decostruzione ontologica, ma si ritorce in una faziosità dialettica di tale evidenza da vietargli ogni credibile scopo".

Vietare ogni credibile scopo a chi non la pensa come loro, a chi si oppone a viso aperto, a chi non ha nessuna paura: il procedimento consueto. La delegittimazione totale. L'assenza di metafisica. Tutto questo, va osservato, in un momento in cui il diretto interessato, oramai, non può più rispondere. L'unica parola appropriata che mi viene a mente è: pusillanimi. Attendono che l'avversario sia del tutto incapace di una risposta, e colpiscono. Il Pugnalatore Romano. Agnosco stylum Romanae Ecclesiae.

Tutto questo proprio quando la Chiesa Cattolica ci offre, come del resto tutti i giorni, un mirabile esempio della sua Metafisica:



ROMA - Improvvisa svolta nell'inchiesta sui "Grandi Eventi" e gli appalti per il G8 alla Maddalena. Il cardinale Crescenzio Sepe e l'ex ministro delle Infrastrutture Piero Lunardi sono indagati. A entrambi è contestato il reato di corruzione. L'avviso di garanzia è stato emesso dai pm di Perugia Alessia Tavarnesi e Sergio Sottani. L'arcivescovo di Napoli e l'ex ministro sono indagati in due diversi tronconi dell'inchiesta.

Per il cardinale Sepe, l'indagine riguarda in particolare la ristrutturazione e la vendita di alcuni immobili di Propaganda Fide nel 2005. Operazioni nelle quali risulterebbe coinvolto il costruttore Diego Anemone, considerato personaggio centrale dell'inchiesta sui Grandi Eventi. Il sospetto degli inquirenti perugini è che l'arcivescovo di Napoli abbia ricevuto in cambio dei favori. Secondo una fonte vaticana citata dall'agenzia Ansa, il cardinale è sereno: "Aveva già dato la sua disponibilità a parlare con i magistrati di Perugia", spiega la fonte. "Lo farà e chiarirà la sua posizione".


Riferendo ai magistrati sull'ormai famoso appartamento in via Giulia, a Roma, il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso
aveva dichiarato 1 che era stato proprio il cardinale Sepe a procurargli la sistemazione, dopo un periodo di permanenza in un istituto ecclesiastico i cui orari erano incompatibili con le esigenze dello stesso Bertolaso. Per quanto riguarda Lunardi l'accusa fa riferimento alla ristrutturazione e alla vendita di un immobile. In entrambe le operazioni sarebbe coinvolto l'ex presidente del Consiglio dei lavori pubblici Angelo Balducci, tuttora detenuto. In un'intervista a Repubblica 2, l'ex ministro aveva ammesso e difeso lo "scambio di favori" di cui era stato protagonista quando era titolare delle Infrastrutture e dei Trasporti.

L'ATTUALE arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, 67 anni, dopo aver trascorso una vita nella diplomazia vaticana, è diventato nel 1992 segretario della Congregazione per il Clero. In questo ruolo ha cominciato a farsi conoscere come abile organizzatore di grandi eventi. Ha promosso, tra l'altro, gli Incontri Internazionali dei sacerdoti di tutto il mondo in preparazione al Giubileo del 2000 a Fatima e a Yamossoukro.

In qualità di Segretario della Congregazione per il Clero, ha organizzato inoltre tutte le celebrazioni per i trent'anni della "Presbyterorum Ordinis" e per il cinquantesimo di sacerdozio di Giovanni Paolo II.
Grazie a questi meriti, il 3 novembre 1997 è stato nominato Segretario Generale del Comitato e del Consiglio di Presidenza del Grande Giubileo dell'Anno 2000. Ha dunque seguito in prima persona l'itinerario di preparazione all'Anno Santo, collaborando tra l'altro con Angelo Balducci, indagato nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti del G8, e Guido Bertolaso, entrambi coinvolti - per parte italiana - nella preparazione del Giubileo.

Il 9 aprile 2001 Giovanni Paolo II lo ha nominato Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, ex Propaganda Fide, il dicastero più ricco di tutta la Santa Sede e attraverso cui transita il denaro per le missioni in tutto il mondo. Poco dopo anche Balducci è diventato consultore della Congregazione.

Eccoli dunque, gli scopi credibili e altamente metafisici di questi signori, di quelli che condannano Saramago non soltanto alla dannazione, ma alla delegittimazione eterna (tra gli sberleffi di tutto il mondo civile, peraltro). Tali scopi hanno un nome ben preciso:

DENARO
MONEY

ARGENT (POGNON, FRIC)

GELD

DINERO

DINHEIRO

ΧΡΗΜΑΤΑ

ДЕНЬГИ

PENGAR

FEZA

BANI


sabato 19 giugno 2010

Sarà il cognome?


A quanto mi risulta, tra il signore qua sopra in divisa da prete e la ministressa dei quizzoni non esiste nessuna relazione di parentela; casualmente, hanno lo stesso cognome. Stando a Huiquipedia (così si dice in nahuatl), il suddetto prete è invece fratello d'un altro presbitero, il famoso frate francescano Padre Eligio. Quello di Gianni Rivera e dell'abatino, insomma. Dev'essere il cognome, insomma. Ti chiami in un certo modo, e sei tutto Iddio e riflettori, quizzoni e recuperi de'tossici, accuse di abusi sessuali e maestri unici. Non saranno ceramente, è vero, gli unici a chiamarsi così; ma, debbo dirlo, fossi un onorato e irreprensibile Gelmini che fa l'operaio fonditore, il geometra o persino il precario, penserei seriamente a presentare una richiesta di variazione del cognome.

Leggo, sempre su Vikipetã (così si dice in guaraní), che il signore vestito da prete di cui sopra avrebbe pure fatto la Resistenza. Ecco, se fossi la Resistenza pure penserei a fare quantomeno un disclaimer. In pochi mesi mi sarei vista affibbiare Mike Bongiorno e don Gelmini Pierino. Rinviato oggi a giudizio per lasciamo perdere, tanto si sa benissimo di che si tratta. Una delle cose più belle che abbia letto al riguardo sono le dichiarazioni di tale Giovanardi, uno tutto valori e famiglia. È andato a trovare il suo amicone in tonaca, dichiarando candidamente: "Per me don Gelmini è come Don Bosco". Favoloso. Ignorava, il Giovanardi (o forse no!) che, da un po' di tempo, sta venendo fuori che Don Bosco era un fior di pedofilo. Insomma, Giovanardi non ha fatto che confermare il fatto.

Insorge, e come dubitarne, il centrodestra. Don Gelmini è un perfetto esempio di prete mediatico, o mediaprete. Uno di quelli che ha costruito le sue fortune (ed anche un bel po' di conquibus) sul recupero. Il fratellino recuperava tossicodipendenti (come un'altra étoile dei centridestri, il fondatore di lager Vincenzo Muccioli), lui recupera "ragazzi indigenti". Nel 1971 subì, il don Pierin Pieretto, una condanna per truffa per emissione di assegni a vuoto e bancarotta fraudolenta: 4 anni di galera, peraltro interamente scontati. La Chiesa Cattolica, però, non prese alcun provvedimento: eris sacerdos in aeternum. In questi giorni, come detto, il rinvio a giudizio per molestie e abusi sessuali: rinvio promulgato da un giudice che, curiosamente assai, ha un cognome pure non poco mediatico e televisivo (si chiama Panariello). Tra coloro che insorgono, oltre al Giovanardi tutto famiglia, c'è pure Maurizio Gasparri. A tale riguardo, è bene ricordare che il testè nominato ex esponente di Alianza Nacional gode sottobanco di un certo numero di soprannomi, tra i quali si distingue per eleganza quello di Chiappetta Nera.

Insomma, una bella insalatona. La consueta insalatona. Iddìi, ragazzini, tonaconi, politicanti, fascisti, famiglie, valori, recuperi, palpate di culetti. Anche se a rigore non c'entra nulla, mettiamoci anche una spruzzata di quizzoni. As usual. Ma tanto, come no, ci penserà qualcun altro. Andranno tutti all'inferno. Ovviamente, dopo l'emissione del giudizio universale, insorgerà il centrodestra. Mi vedo già Gasparri e Giovanardi: Iddìo rosso maledetto! Qualcuno ipotizzerà anche che i giudici universali siano esponenti di Magistratura Democratica. Mi spiace di non essere bravo a far tarocchi fotografici, perché avevo in mente una certa prima pagina del Giornale....


Ci son degli anni


Ci son degli anni in cui, pur irrimediabilmente lontani, ci si conosce.

Nel 1993, ad esempio, mi sono conosciuto con Howard, con Fernando e con José.

I primi due erano non soltanto lontani, ma morti.

José è morto ieri.

Quanto resteranno vivi, e di quanti ricordi rimarranno portatori e autori, lo sanno gli incroci di sole, vento, paura e bellezza che non vorranno mai morire.

Há anos em que, embora irrimediavelmente afastados, nos conhecemos.

Em 1993, por exemplo, fiz conhecimento com o Howard, com o Fernando e com o José.

Os primeiros dois não só estavam afastados, mais também falecidos.

O José faleceu ontem.

Quanto vão ficar vivos, e de quantas lembranças vão ficar portadores e autores, o sabem os cruzamentos de sol, de vento, de medo e beleza que nunca querem morrer.

venerdì 18 giugno 2010

Miracolo all'inferno


Ieri è accaduto un miracolo.

In Italia (sì, state leggendo bene: in Italia), un attuale prefetto ed ex capo della polizia nonché un attuale questore vicario ed ex capo della Digos di una data città sarebbero stati condannati a stare un certo periodo in galera. Naturalmente non ci andranno, perché appartengono ad una categoria di persone per le quali non valgono mai le giaculatorie nazionali sulla certezza della pena. Per questo motivo uso il condizionale.

Non ci andranno perché sono sbirri. Anzi, meglio: capisbirri. Il dottor Gianni De Gennaro e l'altrettanto dottor Spartaco Mortola. Capisbirri non si diventa senza essere dottori. Quella galera che non faranno è stata loro comminata per un fatto assolutamente misterioso, inaudito, impensabile; e poco importa che, oramai, lo sapesse anche il gatto. Sono stati condannati, quei due dottori, quei due fedeli servitori dello stato, perché sapevano perfettamente, ai loro alti livelli, che cosa era stato ordinato di fare in una certa scuola genovese trasformata in macelleria messicana. Lo sapevano proprio bene. Massacri, sangue, arresti illegali, finti ordigni, e tutto il resto. Curiosamente, uno dei giudici che ieri ha pronunciato la sentenza ha un cognome quasi identico a quello del superprefetto: si chiama Di Gennaro. Il che acuisce, verrebbe da dire, il senso del miracolo.

Certo, però, che a partire da quella fine di luglio del 2001 hanno fatto tutti quanti una bella carriera. Questori vicari, prefetti, capi dell'AISI (ex SISDE), capi dell'antiterrorismo. Questa, magari, non la si sa comunemente. Tra i condannati (4 anni di non-galera) c'è anche Francesco Gratteri, adesso al vertice dell'antiterrorismo. Cara cittadina, caro cittadino, sappi che potresti essere accusato anche stasera stessa di terrorismo (e la galera la farai, cara mia, caro mio, accidenti se la farai!) da un terrorista certificato. Uno che ha ordinato e partecipato ad un atto terroristico di stato, e dei peggiori. Irrompere in una scuola dove dormono dei ragazzi e delle ragazze, e compiere un massacro. Prelevare alcuni di quei ragazzi e di quelle ragazze, e portarli alla tortura in un luogo ed in un modo che, si pensava fino ad allora, esistessero soltanto nel Cile di Pinochet o nell'Argentina di Videla. Questo è accaduto; e lo sapevano tutti. Ci sono voluti nove anni perché, finalmente, lo si vedesse riconosciuto anche da uno stato che si autodefinisce democratico.

Lo stesso stato, va da sé, che oggi insorge alla sentenza, distribuendo tonnellate di fiducia per bocca dei suoi più alti esponenti. Lo stato che difende a spada tratta i suoi servitori, i suoi massacratori, i suoi bugiardi, i suoi terroristi. Maroni. Il leghista. Il sonatore pop e soul del "Distretto 51" (sarà un distretto di polizia?). Vedere Maroni che, oggi, all'improvviso si ricorda della presunzione di innocenza. Alfano. Alfano che invoca, sempre riguardo alla presunzione di innocenza, addirittura la Costituzione; e qui c'è qualcosa che, debbo dirlo, stona col Miracolo. Se ben mi ricordo, pochi giorni fa la Costituzione è stata definita un inferno da non mi ricordo chi, forse però lo stesso che ha messo Alfano a fare il ministro della giustizia. Miracolo all'inferno?


Nella foto: Un'immagine della Costituzione della Repubblica Italiana con i ministri e i parlamentari che insorgono alla notizia della condanna dei supersbirri del G8. L'immagine, peraltro, sembra sia stata colta durante un terremoto collegato in qualche modo con un altro G8


lunedì 14 giugno 2010

Il quattordici giugno


Quattordici giugno 1837.

Quattordici giugno 1928.


Quattordici giugno 1940.


Quattordici giugno 1940.


Quattordici giugno 2009.


domenica 13 giugno 2010

Wanasema kwamba mahali fulani


Dicono che da qualche parte si stanno svolgendo dei "mondiali" di pallone.

Ma vaffanculo i mondiali, vaffanculo il pallone, vaffanculo qualche parte e vaffanculo anche tutte le parti.


venerdì 11 giugno 2010

Rapimenti, ovvero Il trionfo del Buonocore


Di poche cose sono davvero certo nella vita; ma, nei giorni scorsi, almeno di una ho avuto, all'istante, l'assoluta sicurezza. L'avete presente, no, il rapimento del neonato avvenuto nell'ospedale Umberto Primo di Nocera Inferiore, conclusosi fortunatamente con il rapido ritrovamento del pargoletto? Ebbene, quando i telegiornali della sera hanno dato la notizia, sono assolutamente certo che sessanta milioni di persone, insomma l'Italia tutta, sono prorotte in un grido di sdegno: è stata una zingara!

Ho immaginato immediatamente, accanto agli immediati propositi di spellamento, squartamento, bollitura a fuoco vivo e scioglimento nella calce viva della suddetta, espressi davanti a piatti di pastasciutta fumante da casalinghe, ragionieri di Paderno Dugnano e professori di semiotica (nonché, magari, da qualche muratore rumeno finalmente abilitato all'integrazione nel razzismo), tutto lo svolgimento dell'azione. Il tiggì diceva che la rapitora era vestita da infermiera? Beh, dalle zingare questo ed altro! Si travestirebbero anche da astronauta o da Marilyn Monroe per rapire un succulento poppante italiano dalle braccia della mamma. La zingara travestita da infermiera si è allontanata a bordo di un'auto di grossa cilindrata? Embè, è nota la passione delle zingare per i macchinoni; ho ancora negli occhi il catorcione targato Brescia della Rezijana, che avercelo avuto ora sarebbe finito de iure nel Treggia's Blog. La zingara aveva, secondo le testimonianze di mezzo ospedale "Gaetano Bre" "Umberto I", dei lineamenti occidentali? Parlava un ottimo italiano? Eddìo, capirai. Una zingara che vuole rapire un bambino (per poi, a scelta, dissanguarlo per un rituale secolare oppure avviarlo alla criminale mendicità) non si ferma davanti a questo: si fa prima una perfetta operazione di chirurgia plastica a cura degli abilissimi manipolatori di visi del suo campo, e quanto alle lingue, posso assicurare che ogni zingaro ne parla alla perfezione almeno quattro, e di ben più difficili dell'italiano (se non ci credete, provate a imparare a esprimervi decentemente in ungherese o in albanese); ne ho conosciuto uno, lo zio Beçir, che -non so come- era capace di sbavare e fare versi e pernacchie in almeno cinque lingue; e si capiva benissimo che una data pernacchia era in romanès, mentre il verso dopo era in albanese kosovaro.

Insomma, già tutto risolto. Non escludo che già si stessero preparando fiaccolate, perché le fiaccolate fanno sempre òdiens, Studio Aperto le riprende tutte e poi le fiaccole servono benissimo a dare fuoco al campo più vicino, magari coadiuvate da un po' di carburante e di odio. Poi, accidenti, è intervenuta la cosiddetta realtà dei fatti.

Si è scoperto, insomma, che la rapitora non era una zingara, bensì la signora Annarita Buonocore (ma qualcuno, forse, avrà ipotizzato che fosse la traduzione dallo zingaro Anarita Lachojilo). Che l'Annarita non era travestita da infermiera, ma proprio vestita visto che era un'infermiera dello stesso ospedale "Bava Beccaris" "Umberto Primo". Che la signora, madre di due ragazze, aveva rapito il neonato per un'autentica gravidanza simulata, in quanto -a suo dire- voleva dare 'nu figghio al suo amante, uno sposato eccetera; e che -cosa assolutamente degna di una qualche rubrica della Settimana Enigmistica- aveva intenzione di restituire immediatamente il bambino alla sua mamma, una volta presentato il frutto dell'amore al suo spietato e ammogliato drudo.

Scene di giùbilo e letizia; interviste alla mamma (quella vera) distesa in fondo a un letto d'ospedale; conferenze stampa; la nazione tira un sospiro di sollievo e può concentrarsi finalmente su quel che più conta, i mondiali di calcio. Con quale spirito la nazionale di Lippi sarebbe scesa in campo se il bambino non fosse stato ritrovato? Gilardino e Buffon avrebbero fatto degli appelli agli zingari? Oddio, magari sarebbe già stata pronta la scusa in caso di sconfitta col Paraguay. Insomma, niente da fare. Restava solo una carta da giocare, una carta che funziona sempre: il perdono.

Ed è stata una gara, un certame di buoni sentimenti. La Buonocore, pur regolarmente associata alla più vicina galera, è stata perdonata da tutti, mamma (vera) del neonato in prima linea. Pòle una mamma 'un capì le ragioni d'i' core di un'altra mamma? Perché, è chiaro, se un bambino lo rapisce una mamma italiana, ci son tutte le ragioni possibili e immaginabili. Lo avrebbe comunque accudito con amore e fatto diventare un perfetto teleutente e consumatore di Kinder più latte e meno cacao. L'âge venu, avrebbe avuto come tutti la sua pagina Facebook. Ci mancherebbe altro. Se invece, con invenzioni giornalistiche varie, un bambino dicono che lo ha rapito una mamma zingara, niente cuore. Niente perdono. Si va e si dà fuoco al campo, senza nemmeno aspettare un minuto. Non importa nemmeno che il bambino sia effettivamente portato via: basta un gesto. Ponticelli non è mica lontana da Nocera Inferiore, no? E così, siamo tutti a posto e la notiziona rientra. Niente interrogazioni parlamentari. Niente sdegno. Niente Forza Nuova. Niente Lega. Nessuno che tira manco un raudo fischione verso l'ospedale. Ha vinto il perdono, e il perdono lo vuole Iddìo. Tranne che per gli zingari, ovviamente. Ma è inutile parlarne quando trionfa il buonocore nel Paese dell'Amore. Everibòdi con sentimento.



giovedì 10 giugno 2010

Da Galenzana


Così si chiamava un mio vecchio tentativo di blog, prima di questo: Da Galenzana. A quei tempi là ci stavo molto lontano, da Galenzana: in un posto non solo parecchio distante, ma anche enormemente diverso, mi era venuto quasi naturale tornarci attraverso la Rete, e facendo addirittura finta di scriverci. Cose così, insomma. Non so se ho voglia di parlarne, probabilmente no.

In questi giorni ci sono invece stato sul serio, a Galenzana. E da Galenzana si può far conto che sia stato scritto questo post dove di parole, a rigore, ci sarebbe ben poco bisogno. L'estate è scoppiata, mi sono ritrovato là in compagnia di altre entità del pianeta Alqòl dal nome decisamente spaziale, e ho fatto il primo bagno della stagione. A Galenzana in giugno; e Galenzana in giugno, quando esplode il sole, è a sua volta un altro pianeta.

Dormivo, ad esempio, all'ombra di un chioschetto deserto. Ce lo mettono nella stagione, per fingere che ci sia il bagnino; ma cosa vuoi bagninare a Galenzana. Cosa vuoi metterci un tizio con la maglietta lifeguard, Bademeister e roba del genere; a Galenzana l'unica cosa che annega sono i pensieri. Dormivo e sognavo, quando ho sentito che qualcosa mi annusava. Era un'asina. Una somara, anzi. Nella foto in alto la potete vedere mentre se ne va tranquilla, dopo un raglio poderoso in risposta a quello di alcuni suoi amici. Ci siete mai stati in spiaggia con un asino?




Il bello, ohimé, è che, a volte, anche a Galenzana ci sta gente che non ci dovrebbe proprio stare, e che, pure in giugno, dovrebbe dedicarsi a irriminirsi o a ammaldivarsi invece di venire a mostrare paura per una placidissima somarella. Aiuto! Ma morde? Tira calci? Da mettersi le mani nei capelli. Così, mentre la accarezzavo e la fotografavo, con il rimpianto di non avere nemmeno una carota da darle (usualmente, no, non vo in spiaggia con le carote nello zaino, nemmeno a Galenzana; ma d'ora in poi prenderò in considerazione l'idea!), scuotevo la testa. Poi mi sono rimesso a sedere, giusto in tempo per veder passare un tizio con le scarpe con le stringhe allacciate, e soprattutto un clamoroso paio di calzettoni lunghi blé. Nel frattempo, il "lui" di una coppietta con la "lei" in topless, dopo aver amoreggiato a lungo in acqua, si agitava. Credendo che fosse ancora per l'asino, mi sono cortesemente interessato; e quello mi ha risposto di avere una lucertola nelle mutande. Oibò.

Mi sono buttato in acqua anch'io, individuando immediatamente il pesce di fiducia. Non mi ha mollato un istante. L'acqua era gelata, e per forza dopo un maggio travestito benissimo da novembre. La sera prima mi ero fatto il primo Ginger Ale della stagione al Bistrot:


Regolare, con il ghiaccio e la fetta d'arancia, sì. Lo so che nel paese di Bloggolandia bisogna essere sempre sbevazzoni alcolici, ammazzarsi di rummi, vòcche, techile e birre; ma, per me, è una specie di rituale. Nutro una passione smodata per il Ginger Ale, la bibitina Schweppes allo zenzero. Ma la nutro soltanto al Bistrot di Marina di Campo, davanti a Piazza della Fontana e a due passi dalla vecchia lapide dove si ricorda che Giuseppe Garibaldi, di passaggio dal paese (ma ci sarà un posto da dove non è passato Garibaldi ?!?), si fermò qualche ora a dormire ospite di Francesco De Gregori. E ci credo che, poi, abbia cantato Viva l'Italia.

Senza il Ginger Ale, non mi sento a posto; tanto più mentre interveniva, seppur indirettamente, l'alieno KAM1.... D'accordo, d'accordo, poi mi sono rifatto a colpi di Bloody Mary ben piccante, e il terzo Ginger Ale me lo sono fatto accompagnare da un Talisker...eh, l'Elba, Campo, Galenzana. Sarà ben difficile che ci possiate capire qualcosa. Questo, sì, è da Galenzana. Con la sua asina, i suoi sentieri, il suo moletto, il suo windsurf che mi fece atterrare su un riccio di mare impedendomi....


domenica 6 giugno 2010

Il nuovo album di Daniele Sepe


Questa la copertina del nuovo album di Daniele Sepe, Fessbuk - Buonanotte al manicomio.
Amo quest'uomo.
E c'è pure una bella Treggia in copertina!

venerdì 4 giugno 2010

In barca


Mi è stata data, finalmente, una settimana di ferie. E, lunedì mattina, me ne vado all'Elba. È inutile fare: non mi piace veramente andare altro che là. È l'unico posto al mondo per il quale, in procinto di partire, non sto nella pelle. Ci vo in treno; avrei avuto una macchina a disposizione, e persino con la traversata gratis. Ma non me ne importa niente: mi piace troppo ritrovarmi prima delle sei di mattina a prendere la "Freccia" alla stazione, osservarmi partire, giocare a dove incomincia l'isola. Comincia alla stazione di Empoli? O a Pontedera? Chi lo sa. Comincia dove mi va che cominci; quando poi, da Piombino, la nave si stacca dal molo e passa il promontorio di piazza Bovio, appare. Persino nelle giornate di foschia densa, quando la si vede a fatica: appare perché c'è. Ed è sempre la stessa cosa, che non ho mai saputo definire. Nessun altro posto al mondo mi fa provare le stesse cose. Andare sul ponte del traghetto, la sigaretta, e guardare. Guardare finché non senti precisamente che lo sguardo è reciproco: tu guardi l'isola, l'isola guarda te. È questo il momento che aspetto fin da quando parte il treno; un avvicinamento graduale sapendo che, ad un certo punto, sarà così. Fino all'ultima volta. Ci dovrà pur essere, un giorno, un'ultima volta; ma non lo saprò, a meno di non avere la coscienza di andarci a morire, o di partirvi per morire altrove.

In barca, ecco. L'ho sempre detto. Nelle mia vita ho avuto delle vicende, a volte strane. Mi sono ritrovato in dei posti che non avrei mai immaginato, e mi sono ingegnato per mettere in campo la curiosità, la voglia di conoscere e di immedesimarmi: ma stavo in barca. Senza di lei, non avrei mai avuto nessuna curiosità, nessuna voglia; ed è una barca che non potrà avere mai nessuno, nemmeno il più ricco degli sceicchi, nemmeno lo stramiliardario americano, nemmeno il sultano del Brunei. Ho un'isola intera come barca, e con quella barca ho attraversato ogni cosa. Mi ci sono immaginato, in certe situazioni, addirittura a cavalcioni, con due remi. Vogare. Andare. Una notte in cui mi avevano portato, assieme ad altre persone che non conoscevo affatto, in un bosco lontanissimo a camminare e ad ascoltare le civette e gli altri animali, stavo remando sull'Elba; e mi convincevo che in ogni fruscio, in ogni verso, in ogni ululato di quella notte stranamente tiepida e chiara nonostante la stagione e la latitudine, l'isola mi portasse. Così come in un treno, un'altra volta, che correva in direzione contraria. Così come quando mi facevano salire su alte montagne da cui si vedeva un grande lago che mi magnificavano, perché era magnifico davvero; ma pensavo a quando, arrivati su al Monumento per la strada che da Campo va a Lacona, i tre golfi sembrano tre laghi. C'è un punto millimetrico. Se vai appena avanti si vede che sono tre spazi aperti sul mare, ma in quel punto sembrano tre laghi paralleli. E quante volte li avrò visti; ma non li vedrò mai abbastanza.

E arriverò, con la corriera, a Marina di Campo. Mi farò a piedi, con lo zaino e una borsa, la strada di casa. Sulla barca ci sono tutti, specialmente quelli che non ci sono più. Mentre camminerò, penserò a quando li salutavo quasi in sequenza fissa. A T., che di lavoro faceva il mugnaio, che chissà perché mi chiamava Napoletano. Mi vedeva e me lo urlava: Napoletanooooo!....; e io che non gliene ho mai chiesto il perché. Si vede che per lui ero napoletano. A tanti altri, a tante altre. Alla mia età si incomincia a rendersi conto di quante persone ti son passate davanti agli occhi, ed a volerle fermare in qualche modo. Comincia tutto a sfumare. Simpatie, antipatie, bellezze, gioie, rancori, bicchieri di vino, bombole di gas, napoletani. Sfumare sì, ma in un modo contrario alla nebulosità: è uno sfumare che trasforma il ricordo in presenza.

Non sono mai stato un barcaiolo geloso della propria barca. Ci ho fatto salire sopra non so più neanche io quante persone. Chi ha voluto, vuole e vorrà avere a che fare con me, prima o poi ci è salito o ci salirà sopra; poi sbarchi dove e quando vuole. Mi cancelli pure, dica di volermi dimenticare; ma, intanto, un pezzo di mare su quella barca l'ha fatto insieme a me. Si sarà forse, senza dirmi niente, accorto di quel momento in cui io la guardo e lei mi guarda: chissà se un pensiero gli avrà attraversato la mente. Chissà se ha percepito che, qualsiasi cosa mi accada, davanti a Nisportino mi succede qualcosa che non mi riuscirà mai chiamare con un nome. Ma son soltanto dei chissà.

Quel che invece so, è che già scrivendo queste cose il viaggio ha avuto inizio. E che ci sarà, al ritorno, nello stesso identico punto, lo stacco. Non mi volto mai indietro. Se ci dovrà essere un'ultima volta, che sia lì. Che, se ne avrò esatta percezione, io abbia il coraggio -che non avrò mai- di buttarmi in mare. Intanto la barca va, e ci son sempre sopra. Spinta dai quattro venti, che mi piglio tutti addosso, assieme agli spruzzi, ai versi dei gabbiani, alle mostruose paure dell'abisso, alle risate del sole a picco o del fortunale, alle voci ed agli occhi di chiunque mi abbia conosciuto, ed ai sogni che solo là sanno prendere forma.

Inutile cercare di portarmi in altri posti. Invitarmi in remote contrade dai nomi esotici. Al massimo, nella Corsica surella, che è un'Elbona là davanti. Sembra a volte di toccarla, da Pomonte o Chiessi. Si addesa il letto da tutte e due le parti, ed è una parola che mi ricorda il letto col materasso di paglia che c'era nella mia camera, da bambino. Una parola invernale, di stufe, di scaldini, di coperte, di sonni profondi e silenziosi. Deriva dal latino addensare. La mattina, si addensa il letto per la notte dopo, perché dovrà avvolgere te e i tuoi sogni.